In occasione di “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura”, l’Accademia Carrara riapre al pubblico, dopo un importante progetto di rinnovamento museale, presentando la prima esposizione mai dedicata in Italia e nel mondo a Cecco del Caravaggio, il più misterioso allievo del pittore lombardo. Sono infatti presenti 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, unitamente a due opere di Caravaggio e altri importanti lavori provenienti da Londra, Berlino, Madrid, Vienna, Oxford, Varsavia, Brescia, Firenze, Milano e Roma.
Il titolo deIla mostra è un elegante gioco di parole perché Francesco, detto Cecco, non era soltanto un allievo ma anche un modello, e tra i più apprezzati, di Caravaggio. È suo il volto mesto che sorregge, con le sembianze di Davide, il capo appena mozzato del gigante Golia, che riproduce nei lineamenti tumefatti uno sconvolgente autoritratto del Merisi. Sempre di Cecco è il sorriso del sensuale San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e ancora sue le sembianze dell’angelo nella Conversione di San Paolo della Collezione Odescalchi. Il primo a parlare di questo ragazzo di bottega è Giulio Mancini, medico del papa e grande appassionato d’arte, che cita ripetutamente nei suoi carteggi seicenteschi la schola di Caravaggio a Roma. Le informazioni su questo personaggio si limitavano a pochissime note fino a quando, nel 1943, Roberto Longhi riuscì a individuare su basi stilistiche un primo nucleo di opere del misterioso allievo. I dipinti di Cecco, il cui numero si allargò progressivamente, sono caratterizzati da panneggi iperrealistici, un bianco sfolgorante, la definizione estrema dei corpi che sconfina in una sensualità scabrosa per l’epoca.
Il misterioso ragazzo di bottega
Si pensava che fosse francese, o forse spagnolo, oppure fiammingo (è stato infatti lungamento confuso con Louis Finson, nato a Bruges nel 1580), fino a quando Gianni Papi, uno dei grandi studiosi di Caravaggio e del suo ambiente, ha chiarito che il misterioso garzone di bottega si chiamava Francesco Boneri, era originario della Lombardia e forse proprio di Bergamo, la città che ne ospita oggi la prima mostra personale. È logico supporre che, date le origini comuni e accertati legami familiari, il giovane sia stato affidato come apprendista a Caravaggio che era stato chiamato nella città dei papi. Cecco, nato fra il 1585 e il 1586, ha circa 14-15 anni meno del Merisi, ed entra nella sua bottega da adolescente. I censimenti pasquali del 1605 parlano del ragazzo che condivide la casa romana del pittore come di “Francesco garzone”.
Secondo altre fonti, viene definito “il suo caravaggino”, ipotizzando un legame molto più intimo di quello esistente tra maestro e allievo. Un viaggiatore britannico, Richard Symons, che scrive nel 1650, si spinge molto più in là e definisce il ragazzo “his boy”, aggiungendo “that laid with him”, suffragando così l’ipotesi delle inclinazioni omosessuali di Caravaggio. Papi sembra accettare questa interpretazione, che risale però a quarant’anni dalla morte di Caravaggio e più di cinquanta dal primo incontro tra maestro e allievo. Secondo la scheda introduttiva della mostra, Cecco si dimostra “un artista anticonformista, capace di clamorose novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura straordinaria, implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista oltranzista, audace, iperrealista ante litteram, prepotente e privo di timori censori, a tratti esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali”.
La pittura di Boneri è aspra, spigolosa, espressionista, con un’attenzione spasmodica a una riproduzione cristallina e iperrealistica di forme e colori. Ma Cecco è anche dotato di un grande senso teatrale e dinamico, come nella splendida Cacciata dei mercanti dal tempio, proveniente dalla Gemäldgalerie di Berlino, una pietra miliare del suo linguaggio pittorico, dove l’allievo riprende la lezione caravaggesca che traspare nella composizione movimentata e nelle espressioni di terrore. Lo stesso dipinto mostra nell’atmosfera nitida l’influenza del bresciano Giovanni Gerolamo Savoldo (1480-1548), presente in mostra con una bellissima Adorazione dei pastori, proveniente dalla Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia. Nella Cacciata dal tempio, il curatore ha scovato un dettaglio nel giovane elegante con berretto rosso che osserva la scena all’estrema sinistra del dipinto, poiché in quel personaggio che guarda enigmaticamente il pubblico Francesco ha dipinto se stesso.
Cecco del Caravaggio
L’allievo modello
Bergamo, Accademia Carrara
28 gennaio – 4 giugno 2023
a cura di Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini
Galliano Maria Speri