Il Palazzo Reale di Milano ospita dallo scorso 11 ottobre all’11 febbraio del prossimo anno una interessante mostra dedicata a Doménicos Theotokópoulos, il grande pittore universalmente noto come El Greco che dalla natia Creta raggiunse l’Italia, di cui subì la profonda influenza, per poi recarsi a Toledo, capitale della Spagna fino al 1561, dove morì. Il titolo della mostra intende rifarsi al mito di Arianna, con il labirinto che funge da metafora per approfondire l’evoluzione artistica, tematica e tecnica che El Greco mise a punto nelle sue peregrinazioni nel Mediterraneo.
Doménicos Theotokópoulos nasce nel 1541 a Candia nell’isola di Creta che, dal 1212 al 1669, fu una colonia della Repubblica di Venezia e quindi in una terra politicamente e culturalmente italiana. Inizialmente influenzato dagli stilemi dell’arte bizantina, nel 1567 si reca a Venezia, un centro artistico di prima grandezza, dove subisce l’influenza dei maestri locali e si allontana dalla fissità ieratica dell’arte bizantina. A differenza di tanti conterranei che, giunti nella città lagunare, continuavano a dipingere nello stile tradizionale per committenti greci, Doménicos, che aveva già sviluppato una certa familiarità con l’arte italiana grazie all’osservazione delle stampe dei principali artisti, sente l’urgenza interiore di adottare uno stile diverso, di superare una produzione figurativa legata a stilemi immutabili. Un po’ come i suoi personaggi, l’artista sembra fluttuare al calore che si innalza da un fuoco interiore.
Dal grande genio di Tiziano adotta la tecnica della “macchia” e della pennellata abbozzata nell’applicazione del colore, riprendendone anche i motivi iconografici e gli elementi formali necessari alla narrazione. Ai Bassano deve le luci crepuscolari e l’interesse per gli effetti notturni. Tintoretto gli rivela le qualità espressive e drammatiche del colore, l’inquietudine spirituale e il senso tragico della storia. Conquistato dal nuovo linguaggio artistico, il pittore di Creta passa dalla cultura greca a quella latina ma con un gusto per l’uso drammatico del colore a fini narrativi e con la capacità di mutuare in modo eclettico e con la più assoluta libertà ciò che più lo attira di ciascun artista. Dopo tre anni si trasferisce a Roma dove rimane folgorato dall’incontro con l’arte di Michelangelo, che rappresenterà una delle principali influenze che lo accompagneranno fino alla morte. Entra nell’orbita del cardinale Alessandro Farnese ma, nonostante i suoi sforzi, non riesce a emergere e decide quindi di tentare la fortuna altrove.
La Spagna, nella maturità sfolgorante del Siglo de oro, sembra la meta ideale, visto anche la grande popolarità di cui l’arte italiana gode nella nuova capitale di Madrid. Così, nel 1577, El Greco si trasferisce in Spagna ma l’incontro con Filippo II, che aveva dovuto rinunciare a Tiziano, scomparso nel 1576, è deludente e il pittore si reca a Toledo, l’antica capitale popolata da una borghesia ricca e colta che rimpiangeva i vecchi tempi ma leggeva anche Erasmo da Rotterdam. A Toledo El Greco rielabora con un suo linguaggio personalissimo quello che ha visto e imparato in Italia, dove aveva fuso genialmente i linguaggi di tutti gli artisti che lo avevano affascinato. In Spagna l’artista cretese (firmerà spesso col suo nome greco) riscopre la luce non più come artificio pittorico che evidenzia personaggi e dettagli ma come un flusso che proviene dall’interno e assume una dimensione estatica e religiosa che gli permetterà anche di sviluppare una prodigiosa capacità di scandagliare la psicologia dei personaggi ritratti. El Greco muore il 7 aprile 1614 e lascia un vasto inventario che conosciamo attraverso il figlio Jorge Manuel Theotokópoulos.
Le sezioni della mostra
Il progetto espositivo presenta 41 opere del maestro cretese e vanta prestigiosi prestiti internazionali: un’ottima occasione per scoprire l’opera dell’artista alla luce delle ultime ricerche sul suo lavoro. Il percorso alla scoperta dell’opera di questo grande maestro è suddiviso in cinque sezioni, che ripercorrono le diverse fasi legate alla vita e all’evoluzione dell’arte di El Greco. La prima sezione, Il bivio, è dedicata alle prime realizzazioni cretesi, dove predominano gli stilemi dell’arte bizantina, mentre Dialoghi con l’Italia evidenzia l’influenza dei grandi maestri italiani, da Tiziano a Michelangelo, assorbita negli anni trascorsi a Venezia e a Roma. Le successive sezioni, Dipingendo la santità e L’icona, di nuovo, si soffermano sulla produzione spagnola caratterizzata da un forte afflato religioso e mistico. El Greco nel labirinto, l’ultima sezione che dà il titolo all’esposizione, si riferisce all’opera ispirata al mito del labirinto di Creta e rappresenta quasi una sintesi ideale dell’evoluzione della sua arte. Il percorso creativo di El Greco si dipana infatti in un labirinto metaforico dove diverse “strade” si intrecciano e si confondono fino a trovare uno sbocco in uno stile originale e irripetibile, che appare oggi straordinariamente moderno ed evocativo.
Grazie alle opere in mostra, ci rendiamo conto che El Greco è certamente riuscito a creare uno stile personalissimo che riesce a fondere, in maniera quasi miracolosa, il tempo e lo spazio della pittura di matrice bizantina con la dimensione storica e naturale dell’arte occidentale, dando vita a una pittura che sfocia nel misticismo. D’altronde, operando a Toledo e con committenti che avevano familiarità con santa Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, non possiamo stupirci più di tanto. I suoi personaggi tremuli si proiettano verso i cieli e sembrano spesso in procinto di spiccare il volo. Non esistono prove definitive che possano dimostrare se El Greco provenisse da una famiglia cattolica oppure se si sia convertito durante il suo soggiorno spagnolo, ma è un dato di fatto che la sua, al pari di quella del Beato Angelico, è una pittura intimamente religiosa che riesca prodigiosamente a fondere la mistica bizantina con quella cattolica.
El Greco
Un pittore nel labirinto
A cura di Juan Antonio Garcìa Castro,
Palma Martínez- Burgos García,
Thomas Clement Salomon
Coordinamento scientifico
Mila Ortiz
Palazzo Reale
Milano
11 ottobre 2023- 11 febbraio 2024
Da martedì a domenica ore
10:00-19:30
giovedì chiusura alle 22:30
Galliano Maria Speri
(La foto di copertina riproduce un particolare del Laocoonte, l’unico dipinto a soggetto mitologico dell’artista, attualmente conservato nella National Gallery of Art di Washington).